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“Un pallone finito ad Auschwitz” di Sergio Mari

Venerdì 29 febbraio alle ore 20 nel Teatro “Franco Angrisano” della Parrocchia Gesù Risorto (V.le R.Wagner 5 - Salerno)  si terrà la rappresentazione teatrale “Un pallone finito ad Auschwitz” di Sergio Mari (ex calciatore). Il Gruppo Parrocchiale Fede e Cultura continua nell’opera di sensibilizzazione storica che ha visto coinvolta la comunità ebraica nel periodo della seconda guerra mondiale.


Un pallone finito ad Auschwitz.
Spettacolo con Alessandra Ranucci e Sergio Mari.
Regia: Alessandra Ranucci e Sergio Mari.
Testo: Sergio Mari.
Durata: 60’ ca.
Era arrivato in treno nel nostro paese con una valigia piena di sogni e realizzò quello più grande: fare l’allenatore. E’ stato il mister più giovane ad aver vinto, con l’Inter, uno scudetto nel nostro Paese. Poi altri due con il Bologna che tutto il mondo tremare fa. Fu il primo a preoccuparsi dell’erba del campo, dell’impianto di riscaldamento e della necessità di una sala massaggi negli spogliatoi. Attento ai problemi privati dei giocatori ne discuteva guardandoli negli occhi a casa sua, davanti a un buon piatto di pasta. Aveva due figli, una splendida moglie e cortesia da vendere. Vestiva bene, elegante sempre e curava altrettanto le partite. Gli vollero cambiare il nome, non andavano di moda allora quelli stranieri. In treno dovette andar via dall’Italia, o meglio scappare, fuggire, nascondersi. Trovò il modo e il tempo di raccogliere successi: in Francia e in Olanda, poi… poi ancora un treno lo portò in un campo di lavoro dove si parlava il tedesco, dove si inneggiava a Hitler e dove si diventava fumo. Ecco, questa è la storia di un grande personaggio che non si può e non si deve dimenticare. Chi vince in Italia con il pallone non si dimentica mai, invece di Arpad Weisz, l’allenatore del Bologna calcio, s’ignora che morì ad Auschwitz. Che anche questa storia non diventi fumo.
Due attori in scena, foto proiettate, audio dell’epoca accarezzano il racconto; lo fanno vivo. Una narrazione che è pallone, che doveva essere calcio; calcio giocato, sport, vittoria e sudore. Il pubblico di fronte, seduto, come sugli scalini di una tribuna che tifa, che urla per le vittorie e che s’indigna per la sconfitta, l’ultima ad Auschwitz.

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